ProfileLe schede di ossin, 25 febbraio 2024 - Chi deplora il genocidio a Gaza deve riconoscere che l’Olocausto ebraico della Seconda Guerra Mondiale rappresenta la giustificazione centrale per l’esistenza dello Stato ebraico e anche la scusa universale per tutti i suoi crimini (nella foto, Elon Musk ad Auschwitz)    

 

Unz Review, 12 febbraio 2024 (trad.ossin)
 
Elon Musk va a Canossa
Ron Unz
 
Sebbene sconosciuto a quasi tutti gli statunitensi di oggi, l'imperatore Enrico IV fu uno dei monarchi europei più potenti del suo tempo. Sotto il suo regno ventennale, il Sacro Romano Impero dell'Alto Medioevo governò la Germania, i Paesi Bassi, gran parte dell'Italia e altre terre importanti, e molti lo consideravano l'erede del leggendario Carlo Magno
 
 
Elon Musk ad Auschwitz (Canossa)
 
 
Con l'arroganza che gli derivava da un così enorme potere temporale e dal comando di grandi eserciti, giunse a sfidare l'autorità di Papa Gregorio VII, ma il Pontefice subito lo umiliò, scomunicandolo dalla Chiesa cattolica e dichiarando che i potenti signori feudali non gli dovevano più alcuna fedeltà. Di fronte alla reale prospettiva di perdere il trono, l'imperatore si recò a Canossa nella speranza di incontrare il Santo Padre e ottenerne il perdono, ma dovette attendere tre lunghi giorni fuori dalle mura del castello nonostante il freddo pungente, indossando uno scomodo cilicio e, secondo alcuni resoconti, senza scarpe nella neve ghiacciata. Il Papa finalmente lo lasciò entrare e gli concesse udienza, poi accettò la sua capitolazione e revocò la pena religiosa che gli aveva imposto. Nei secoli successivi, la frase “andare a Canossa” ha significato la resa di una figura orgogliosa e potente che fa penitenza e chiede perdono, sottomettendosi a chi lo aveva umiliato.
 
Non sorprende quindi che l’espressione sia stata molto utilizzata un paio di settimane fa, quando Elon Musk si è recato ad Auschwitz per offrire la sua umiliante sottomissione al potere ebraico, indossando uno zucchetto, promettendo di sradicare l’“antisemitismo” dalla piattaforma da lui controllata, e addirittura dichiarando di considerarsi un “aspirante ebreo”.
 
 
Le due figure più potenti e influenti nel mondo di oggi sono sicuramente il presidente cinese Xi Jinping e il presidente russo Vladimir Putin. Ma penso che si possa ragionevolmente sostenere che Elon Musk dovrebbe essere collocato al terzo posto nella lista.
 
La nostra era occidentale è dominata dalla ricchezza oligarchica e Musk è stato considerato l’uomo più ricco del mondo per gran parte degli ultimi anni. L’industria tecnologica gode di enorme prestigio e influenza e Musk è il proprietario di Tesla, l’azienda pionieristica di veicoli elettrici, il cui valore di mercato è superiore a quello delle cinque successive case automobilistiche del mondo messe insieme. La sua innovativa compagnia missilistica SpaceX è diventata il pilastro centrale dell'intero programma spaziale occidentale, cruciale per la sicurezza nazionale statunitense, mentre la sua altrettanto innovativa compagnia satellitare Starlink si è dimostrata assolutamente vitale per l'Ucraina nella sua guerra appoggiata dalla NATO contro la Russia, ispirando imitatori in Cina e altri paesi. Più di un anno fa, Musk ha acquistato Twitter per 44 miliardi di dollari e la società è tornata ad essere indipendente, conferendogli un impero mediatico molto più grande di quello di qualsiasi rete televisiva statunitense e forse potente quanto la maggior parte di loro messe insieme. Nel frattempo i suoi 170 milioni di follower su Twitter gli forniscono un megafono personale che farebbe invidia a qualsiasi presidente USA o celebrità di Hollywood.
 
Quale altra figura mondiale potrebbe eguagliare Musk in potere e influenza globale? Il presidente Joseph Biden è anziano, barcollante e molto poco apprezzato, una figura decisamente brezneviana degli ultimi giorni dell’URSS in decadenza ed è naturalmente posto sotto il controllo a vista del suo nervoso staff. Sebbene l’ex presidente Donald Trump sia il quasi certo candidato presidenziale repubblicano per il 2024 e abbia maggiori possibilità di riconquistare la Casa Bianca, deve comunque affrontare 91 accuse di crimini in tribunale ed è detestato da quasi la metà della popolazione statunitense, compresa la schiacciante maggioranza delle nostre élite; la sua probabile vittoria il prossimo novembre sarebbe quasi interamente dovuta all’impopolarità di Biden. In effetti, è tanto evidente la debolezza che regna al vertice della gerarchia politica statunitense, che alcuni osservatori accorti hanno sostenuto che il presidente israeliano Benjamin Netanyahu probabilmente esercita una maggiore influenza sul nostro Congresso di quanto non siano in grado di fare Biden o Trump. Ma anche per Netanyahu, nel suo paese, il sostegno popolare si misura al 15%, ed egli  deve affrontare un mare di accuse di corruzione, quindi potrebbe facilmente finire la sua vita in una cella di prigione.
 
Nella nostra società profondamente polarizzata, quasi tutti gli altri politici sono ammirati da un piccolo seguito devoto, ma sono per contro disprezzati da molti, molti altri, e non riesco a pensare a nessun privato cittadino che possa lontanamente eguagliare la ricchezza, il prestigio tecnologico e la forza mediatica di Musk. 
 
Anche le autorità spirituali tradizionali si sono ridotte a semplici ombre dei loro predecessori. Circa novecento anni fa, Papa Gregorio VII umiliò un imperatore tedesco e, anche una o due generazioni fa, Papa Giovanni Paolo II esercitava una grande autorità internazionale, ma oggigiorno il nostro attuale Papa Francesco esercita solo un piccolo frammento di tale influenza, e non mi viene in mente nessun altro leader religioso di maggior peso. Automaticamente, quindi, penso che Musk sia la figura più potente del mondo occidentale, e la sua volontà di umiliarsi davanti agli ebrei filo-israeliani ad Auschwitz nel mezzo del massacro in corso a Gaza fornisce un’indicazione sorprendente del vero equilibrio tra potere temporale e potere spirituale nel mondo occidentale di oggi, dimostrando anche quale sia il gruppo che oggi comanda.
 
 
Solo pochi mesi prima, Musk era al settimo cielo, avendo smantellato con successo la grande struttura censoria di Twitter, addirittura concedendo un’amnistia alla maggior parte delle voci bandite negli anni precedenti, in particolare all’ex presidente Donald Trump. Sotto la sua direzione, sono stati forniti a Matt Taibbi e ad altri giornalisti investigativi documenti segreti che hanno prodotto rivelazioni bomba sul ruolo nefasto del governo nell'orchestrare la censura di Twitter. Il nuovo programma di interviste di Tucker Carlson basato su Twitter ha collezionato enormi ascolti, con la sua intervista a Donald Trump che ha superato il numero di spettatori dei dibattiti presidenziali repubblicani ufficiali del 2024 trasmessi in televisione. Musk sembrava essere riuscito a resuscitare con successo la vecchia mission di Twitter che voleva essere "l'ala della libertà di parola del partito della libertà di parola".
 
La cosa più notevole è che sembrava avere respinto la sfida della formidabile ADL, che per decenni ha terrorizzato tanti potenti. Quando quella temuta organizzazione di censura lo accusò di permettere all’“antisemitismo” e al “razzismo” di prosperare sulla sua piattaforma e cercò di intimidire i suoi inserzionisti, Musk minacciò di denunciarla per interferenza commerciale, rivolgendo quell’arma di “ricorso alla legge” contro uno dei suoi più prolifici utilizzatori, anche quando l’hashtag #BanTheADL è diventato virale su Twitter. L’ADL ha un patrimonio finanziario di 500 milioni di dollari e un’enorme influenza sui media, ma per la prima volta i suoi leader si resero conto di dover affrontare un avversario che disponeva di risorse di gran lunga superiori e, temendo il rischio di una sentenza legale multimiliardaria, i suoi dirigenti hanno rapidamente deciso di desistere, abbandonando i loro attacchi contro Musk e Twitter.
 
Tuttavia, gli attacchi improvvisi e inaspettati di Hamas del 7 ottobre hanno cambiato tutto. Sono morti più di mille Israeliani e la rabbia e l’agitazione degli attivisti ebrei negli USA ha raggiunto un livello febbrile senza precedenti. Israele ha subito avviato uno spietato bombardamento di Gaza per rappresaglia, uccidendo alla fine decine di migliaia di civili indifesi, e quelle orribili scene di morte e devastazione sono state viste in tutto il mondo sui social media, aggirando i tradizionali guardiani filo-israeliani che controllano le televisioni e i giornali occidentali. Di conseguenza, i sondaggi hanno rivelato in modo scioccante che gli statunitensi più giovani – le cui informazioni sugli eventi mondiali provengono da Internet – erano abbastanza equamente divisi tra Israele e Hamas o addirittura erano a favore di quest’ultimo. Così le organizzazioni ebraiche e filo-israeliane hanno promosso una mobilitazione a tutto campo per sopprimere tale materiale “antisemita”.
 
Le città e i campus universitari di tutto il mondo occidentale hanno visto grandi manifestazioni contro il massacro in diretta televisiva di donne e bambini da parte di Israele, e gli immigrati musulmani ne sono stati ovviamente una parte importante, spingendo gli attivisti ebrei a denunciare ferocemente quei gruppi come “antisemiti”. Per generazioni, gli ebrei hanno fortemente sostenuto gli immigrati non europei, lodando e promuovendo ampiamente tutti gli attacchi dei non bianchi contro la società bianca dei gentili. Più recentemente sono stati i principali sostenitori delle massicce proteste Black Lives Matter del 2020, innescate quando un criminale nero di lunga data è morto per overdose mentre era in custodia di polizia. Ma con il “privilegio ebraico” e il “privilegio israeliano” improvvisamente sottoposti a critiche così ostili, i gruppi ebraici hanno cambiato di punto in bianco posizione e hanno cominciato a invocare la censura e la repressione totale. Gli esponenti della destra anti-immigrati hanno notato questa grave ipocrisia nei loro post sui social media e, a metà novembre, uno di questi Tweet ha attirato l'attenzione di Musk, inducendolo ad un commento positivo: "Hai detto la vera verità" ha scritto.
 
 
 
 
Probabilmente Musk ha impiegato solo pochi secondi per scrivere quelle semplici sei parole, ma essi potrebbero aver cambiato la traiettoria della storia statunitense. Quasi immediatamente, ondate di attivisti ebrei e filo-israeliani lo hanno denunciato in massa, e molte aziende leader hanno ritirato la loro pubblicità da Twitter, minacciandone la sostenibilità finanziaria. Di fronte a una reazione così enorme, Musk si è recato all’estero per incontrare il presidente israeliano, impegnandosi a combattere “l’antisemitismo”. Durante quella stessa visita, ha anche posato per una foto con il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, osservando solennemente una culla vuota, che presumibilmente simboleggiava i quaranta bambini israeliani presumibilmente decapitati da Hamas, una delle tante scandalose bufale di atrocità promosse da Israele e dai suoi propagandisti disonesti.
 
 
 
 
Negli anni successivi alla sconvolgente vittoria di Donald Trump nel 2016, gli esponenti della destra sono stati fortemente censurati su molte piattaforme di social media, mentre i progressisti erano liberi di scatenarsi, ma ora questi ultimi hanno iniziato a subire la stessa sorte per aver criticato i massacri di Israele. Sin dai primi anni del ventesimo secolo, il partito al potere in Israele, il Likud, e il suo predecessore, l'Irgun, avevano sempre usato lo slogan “Dal fiume al mare”, promettendo un Grande Israele sotto il totale controllo e dominio ebraico. Ma negli ultimi due decenni, i progressisti antisionisti avevano abbracciato quelle stesse parole, sostenendo uno Stato democratico laico unificato con pari diritti per Ebrei e Palestinesi. Musk ora ha dichiarato quest’ultima frase “genocida” e ha avvertito che avrebbe innescato un divieto immediato da Twitter, anche se Netanyahu ha continuato a usarla pubblicamente nel suo significato originario di supremazia ebraica.
 
 
 
 
Poche settimane dopo, Musk si è recato ad Auschwitz, accompagnato dal suo compagno e guida, un giovane esperto filo-israeliano di nome Ben Shapiro, il cui impero mediatico di destra era stato generosamente finanziato da donatori sionisti. Questo pellegrinaggio quasi religioso, ampiamente seguito, sembra avere coronato la completa capitolazione di Musk davanti allo straordinario potere dell’ebraismo organizzato.
 
 
Musk non è stata certo l’unica figura di spicco a inchinarsi davanti alle forze ebraiche del sionismo, ora pienamente mobilitate dall’attacco di Hamas e dal conseguente conflitto Israele/Gaza. Quando Musk acquistò Twitter alla fine del 2022 e iniziò ad attirare l’attenzione polemica dell’ADL, anche un altro personaggio pubblico di spicco stava affrontando l’ira di quell’organizzazione. Come scrissi allora:
 
 
Forse per coincidenza, una controversia in qualche modo simile si è recentemente verificata nel caso di un altro personaggio di alto profilo, il miliardario rapper nero e stilista Kanye West. Anche se prima non sapevo quasi niente di lui, a quanto pare era un'enorme celebrità internazionale, oltre ad essere tra i neri statunitensi più ricchi che fossero mai vissuti, e aveva anche decine di milioni di follower su Twitter e altre reti.
 
Pare che, per un motivo o per l'altro, si sia arrabbiato e messo in agitazione per quella che considerava essere la schiacciante influenza ebraica nel mondo degli affari e dei media, e ha iniziato a dirlo ad alta voce in vari luoghi e sui suoi social network. Ovviamente, la reazione dei media è stata rapida e devastante, dipingendolo come un lebbroso morale e costringendo così la maggior parte dei suoi partner commerciali a tagliare i rapporti con lui, spesso con enormi costi finanziari. Pare che il 25% dei profitti del colosso delle calzature Adidas provenisse dalla linea di scarpe da ginnastica di West, ciò nonostante l’azienda ha rotto il suo accordo di lunga data per un costo totale di quasi 650 milioni di dollari quando i padroni dei media l'hanno proclamata una questione fondamentale di moralità. Addirittura Goodwill Industries ha annunciato che non avrebbe più offerto ai suoi assistiti poveri abiti dismessi con la marca di un così vile antisemita. La banca di cui il rapper si serviva da lungo tempo è giunta a chiudere i suoi conti e si è rifiutata di tenere in deposito i suoi soldi.
 
Il risultato immediato di tutti questi colpi coordinati è stato l’improvviso venir meno di gran parte della grande fortuna di West, mentre il suo allenatore personale (ebreo) ha pubblicamente dichiarato che, se avesse continuato nel suo cattivo comportamento, l'ex miliardario avrebbe potuto finire drogato ed essere ricoverato in un istituto psichiatrico. Quasi nessuna delle celebrità nere sue amiche si è schierata con lui o, se lo hanno fatto, io non ne ho sentito parlare. La storia presto è scomparsa dai media, portandosi con sé, in modo forse permanente, la celebrità nera globale, un tempo iconica.
 
 
Mentre Musk riusciva ad avere ragione dei suoi sfidanti dell'ADL, West abbandonava subito la lotta e scompariva dall'attenzione del pubblico. Ma il rapper nero aveva un nuovo album pronto per la pubblicazione, quindi lui e i suoi consiglieri pare abbiano deciso che solo la più umiliante forma di pubblica resa al potere ebraico avrebbe potuto salvare le vendite. Proprio mentre Israele stava chiaramente commettendo il più grande massacro in diretta televisiva di donne e bambini indifesi nella storia del mondo, oltraggiando gran parte dei suoi giovani fans, West dichiarò il suo amore sconfinato e la sua ammirazione per gli ebrei e lo Stato ebraico, registrando un video di 40 minuti scusandosi per le sue passate dichiarazioni antisemite e twittando un messaggio più breve e dello stesso tenore scritto in ebraico.
 
 
 
 
Alla fine del 2022 espressi notevole scetticismo sul fatto che Musk o West avrebbero avuto successo nelle rispettive sfide al potere ebraico, e i lettori possono giudicare da soli fino a che punto le mie previsioni si siano rivelate corrette.
 
 
Ron Unz • www.ossin.org • 22 febbraio 2024
 
 
Sebbene Musk si sia ora inginocchiato davanti alla più ampia coalizione sionista, devo ammettere in realtà che inizialmente si era comportato sorprendentemente bene contro i suoi aguzzini dell'ADL, anche senza utilizzare la storia segreta di quella nefanda organizzazione che gli avevo offerto durante la sua battaglia.
 
 
Ron Unz • www.ossin.org • 28 febbraio 2024
 
 
Le capitolazioni di Musk e West non mi hanno affatto sorpreso. Ma molto più degno di nota era stato il caso del candidato presidenziale indipendente Robert F. Kennedy, Jr., la cui resa totale al sionismo negli ultimi mesi ha profondamente deluso tanti dei suoi ex ammiratori, me compreso sicuramente.
 
Sebbene avessi sentito solo vagamente parlare di Kennedy fino al 2021 e fossi rimasto abbastanza perplesso in occasione della sua campagna anti-vaxxing, avevo però molto ammirato le sue posizioni esplicite su molte altre questioni importanti, ivi compresa specificamente la nostra disastrosa guerra per procura contro la Russia attraverso l’Ucraina, e quindi pensavo che gli avrei dato il mio voto a novembre.
 
Sono rimasto particolarmente colpito dal suo notevole coraggio su alcune questioni storiche di carattere personale. Diversi anni fa, aveva dichiarato pubblicamente che Sirhan Sirhan, il presunto assassino di suo padre, era in realtà innocente e che avrebbe dovuto essere rilasciato dopo più di mezzo secolo di prigione, e aveva inoltre proclamato che suo zio, il presidente John F. Kennedy, era morto anch'egli vittima di un complotto. Ho notato che, sebbene i media mainstream lo diffamassero ferocemente per numerosi altri motivi, tendevano a evitare attentamente questo tipo di “argomenti intoccabili” perché i fatti erano fortemente dalla parte di Kennedy.
 
 
Ron Unz • The Unz Review • 14 agosto 2023 • 8.200 parole
 
 
E una volta stabilito che non era stato Sirhan a sparare il colpo mortale, ho sostenuto che importanti altri indizi avrebbero immediatamente indicato quali erano i veri colpevoli:
 
 
L'importante libro di David Talbot del 2007, “Brothers”, rivela che Robert F. Kennedy si era da subito convinto che suo fratello fosse stato vittima di una cospirazione, ma non ne parlò in giro, dicendo alla sua cerchia di amici che aveva poche possibilità di rintracciare e punire i colpevoli fino a quando lui stesso non fosse diventato presidente. Nel giugno 1968 sembrava esserci quasi riuscito, ma fu abbattuto dal proiettile di un assassino pochi istanti dopo aver vinto le cruciali primarie della California. L’ipotesi più logica e che sia stato assassinato dagli stessi che avevano ucciso il fratello maggiore, che adesso agivano per proteggersi dalle conseguenze del loro crimine precedente.
 
Un giovane palestinese di nome Sirhan Sirhan sparò con una pistola in quel contesto e venne arrestato e rapidamente condannato per l'omicidio. Talbot sottolinea tuttavia che il rapporto del coroner stabiliva che il proiettile fatale proveniva da una direzione completamente diversa, mentre la documentazione acustica dimostrava che furono sparati molti più colpi di quanto avrebbe potuto l’arma del presunto killer. Tali prove concrete sembrano dimostrare una cospirazione.
 
Lo stesso Sirhan sembrava stordito e confuso, sostenendo in seguito di non avere memoria degli eventi, e Talbot menziona che vari analisti che si occuparono della cosa hanno a lungo sostenuto che era solo il capro espiatorio, che aveva forse agito sotto qualche forma di ipnosi o condizionamento. Quasi tutti questi scrittori sono generalmente riluttanti a notare che la scelta di un palestinese come capro espiatorio dell'omicidio sembra indicare una certa ovvia direzione, ma il recente libro di Bergman include anche una nuova rivelazione importante. Proprio nello stesso momento in cui Sirhan veniva bloccato nella sala da ballo dell'Ambassador Hotel a Los Angeles, un altro giovane palestinese stava subendo intensi round di condizionamento ipnotico per mano del Mossad in Israele, che intendeva programmarlo per assassinare il leader dell'OLP Yasir Arafat; e sebbene tale tentativo alla fine sia fallito, una tale coincidenza sembra ampliare i confini della plausibilità.
 
 
Kennedy sembrava un individuo intelligente e riflessivo ed ho pensato che, se anni fa era giunto alla conclusione che Sirhan era innocente, c’era da pensare che avrebbe portato fino in fondo questa catena di ragionamenti, e dunque avremmo avuto un candidato presidenziale di alto profilo disposto a difendere la difesa degli interessi statunitensi contro quelli di Israele. Ma invece Kennedy recentemente si è mosso esattamente nella direzione opposta, diventando il candidato più vergognosamente filo-sionista in corsa e affidandosi pienamente ai suoi consiglieri ultra-sionisti Morton Klein e il rabbino Shmuley Boteach. Nel corso di una recente intervista, ha dichiarato in modo scioccante che i Palestinesi sono “il popolo più viziato del mondo”, anche se centinaia di migliaia di loro stanno attualmente affrontando la morte di fame per mano di Israele.
 
 
 
 
L'evidente intento di Kennedy di tradire i suoi principi - e i ricordi del padre e dello zio martiri - è stato estremamente scoraggiante per me. Inoltre, con Biden e Trump conosciuti come ferventi sostenitori di Israele, una posizione contraria che propugnasse il cessate il fuoco e manifestasse simpatia verso i Palestinesi sofferenti avrebbe potuto fornire una sede politica alla consistente minoranza di elettori e attivisti che condividono quelle posizioni, attirando sicuramente un enorme sostegno tra gli studenti dei college e gli altri giovani statunitensi. Ma non doveva essere così. Immaginate se il senatore Robert F. Kennedy avesse fatto la campagna elettorale del 1968 presentandosi come il più feroce falco della guerra del Vietnam allora in corso.
 
Sfortunatamente, la totale sottomissione politica di Musk, West e Kennedy al potere degli ebrei e del sionismo non è certamente una novità. In effetti, essi costituiscono solo gli ultimi esempi di una lunga serie di sconfitte e rese dei gentili, come avevo notato all’inizio del mio articolo originale del 2018 sull’ADL:
 
 
 
Mel Gibson è stato a lungo una delle star più popolari di Hollywood e il suo film del 2004 La Passione di Cristo ha battuto i maggiori record di incasso di tutta la storia mondiale, ma l'ADL e i suoi alleati hanno distrutto la sua carriera e, alla fine, Gibson ha finito col donare milioni di dollari a gruppi ebraici, nella disperata speranza di riconquistare parte della sua reputazione pubblica. Quando l’ADL ha criticato una vignetta apparsa su uno dei suoi giornali, il titano dei media Rupert Murdoch ha presentato le sue scuse personali a quell’organizzazione, e gli editori di The Economist hanno subito ritirato un’altra vignetta che era finita nel mirino dell’ADL. Il miliardario Tom Perkins, un famoso finanziere della Silicon Valley, è stato costretto a scusarsi sentitamente dopo essere stato criticato dall'ADL per alcune parole usate in un suo articolo sul Wall Street Journal. Tutti costoro sono individui orgogliosi e potenti, e devono essersi risentiti profondamente per essere stati costretti a chiedere un perdono pubblico così abietto, ma lo hanno fatto comunque. L’elenco totale dei supplicanti dell’ADL nel corso degli anni è molto lungo.
 
 
Musk è certamente il più grande di questi sfortunati esempi recenti, ma quasi esattamente cento anni prima della sua sottomissione, si verificò un caso storico piuttosto simile che coinvolse un altro magnate industriale di fama mondiale che cercò anch'egli di sfidare il potere ebraico ma alla fine si scusò e abbandonò la lotta.
 
Sebbene il nome di Henry Ford sia ben noto alla maggior parte degli statunitensi, dubito che molti siano pienamente consapevoli dell’immensa statura globale di cui aveva goduto durante i primi decenni del XX secolo. Le tecniche di produzione a catena di montaggio di cui fu pioniere nella sua Ford Motor Company furono alla base della trasformazione dell'automobile da semplice giocattolo per ricchi in un prodotto a prezzo ragionevole posseduto dalla maggior parte degli statunitensi, quindi i suoi successi rimodellarono completamente la nostra società e il resto del mondo. Il suo successo commerciale lo rese uno degli uomini più ricchi del mondo – una delle sue biografie era intitolata L’ultimo miliardario – ma raddoppiando il salario base dei suoi lavoratori, creò anche la classe media statunitense e divenne una leggenda mondiale.
 
Secondo qualcuno, il presidente malato Woodrow Wilson cercò di arruolare l'apolitico Ford come suo successore democratico alla Casa Bianca. All’inizio degli anni ’20 Adolf Hitler considerò Ford uno dei suoi più grandi eroi personali, ma Vladimir Lenin la pensava più o meno allo stesso modo, e i bolscevichi chiamarono la loro politica industriale sovietica “Fordizm”. Nel famoso romanzo Brave New World di Aldous Huxley del 1931, il "fordismo" era diventato la religione secolare del mondo, con la popolazione che celebrava il "Ford Day", giurando "Per Ford!" brandendo croci cristiane troncate in un simbolo che rappresenta la Ford Modello T.
 
Ma all’indomani della Prima Guerra Mondiale, Ford si preoccupò fortemente per la crescita senza precedenti del potere ebraico negli USA e per come tutti i media mainstream fossero sempre più intimiditi ed evitassero di denunciare i crimini e gli abusi ad esso associati. Aveva acquistato il suo giornale locale The Dearborn Independent nel 1918 e nel giro di un paio d'anni lo trasformò in una pubblicazione nazionale con un'enorme diffusione, cercando di porre rimedio a questa situazione, come ho discusso in un articolo del 2018:
 
 
Quanto a The Dearborn Independent, Ford sembra avere lanciato il suo giornale nazionale poco dopo la fine della guerra, con l’obiettivo di trattare i temi controversi, in particolare quelli legati ai cattivi comportamenti degli ebrei, che riteneva essere ignorati o censurati da quasi tutti i media mainstream. Io sapevo che era da tempo una delle persone più ricche e rispettate degli USA, ma sono rimasto sconcertato nello scoprire che il suo settimanale, che mi era prima quasi sconosciuto, aveva raggiunto una tiratura totale di 900.000 copie nel 1925, cosa che lo faceva il secondo più letto del paese e di gran lunga il maggiore che avesse una distribuzione esclusivamente nazionale. Non mi è stato facile esaminarne un numero a campione, ma sembra che gli articoli anti-ebraici dei due primi anni siano stati raggruppati e pubblicati in forma di libretto, costituendo insieme i quattro volumi di The International Jew : The World’s Foremost Problem, un saggio noto come antisemita e menzionato occasionalmente nei miei manuali di storia. Alla fine la curiosità ha preso il sopravvento e allora ho cliccato su qualche comando di Amazon.com, comprato tutta l’opera, chiedendomi che cosa avrei scoperto.
 
Sulla base dei miei pregiudizi, mi aspettavo di trovarvi un repertorio di sciocchezze e dubitavo di riuscire ad andare oltre la prima dozzina di pagine prima di perdere ogni interesse alla lettura. Ma invece ho sperimentato qualcosa di completamente diverso.
 
Negli ultimi decenni, l’enorme crescita del potere e dell’influenza dei gruppi ebraici e filo israeliani negli Stati Uniti ha talvolta indotto i saggisti a trattare con prudenza certi argomenti relativi alla malaugurata influenza di queste organizzazioni e dei loro attivisti, sempre sottolineando accuratamente che la grande maggioranza degli ebrei comuni non trae benefici da queste politiche e perfino può subirne le conseguenze, per le reazioni antiebraiche che queste provocano. Con mia grande sorpresa, ho scoperto che la stragrande maggioranza del materiale cui fanno riferimento le 300 000 parole di Ford sembrano seguire lo stesso schema e lo stesso tono.
 
 
Sebbene in qualche modo sia riuscito a leggere tutti e quattro i volumi di The International Jew, l’inarrestabile ritmo degli intrighi e dei comportamenti scorretti degli ebrei dopo un po’ è diventato soporifero, tanto più che gran parte degli esempi riferiti risalivano al 1920 o 1921, e sono quasi del tutto dimenticati oggi. La maggior parte del contenuto del libro è una raccolta di denunce più o meno monotone sulla corruzione, gli scandali o lo spirito di clan degli ebrei, il genere di cose banali che avrebbe potuto normalmente apparire nelle pagine di un giornale o di un periodico dell’epoca.
 
Non potrei, tuttavia, rimproverare a questa pubblicazione un punto di vista così angusto. Un tema ricorrente è che, a causa della paura intimidatoria degli attivisti e dell’influenza ebraica, praticamente tutti i media statunitensi classici evitavano di trattare queste importanti questioni e, poiché questa nuova pubblicazione era destinata a riempire questo vuoto, , essa doveva occuparsi in larga misura di questi particolari temi. Gli articoli miravano anche ad allargare progressivamente la finestra del pubblico dibattito e, infine, a spingere anche gli altri periodici a trattare il tema dei comportamenti scorretti degli ebrei. Quando qualche periodico di primo piano come The Atlantic Monthly e Century Magazine hanno cominciato anch’essi a pubblicare simili articoli, questo risultato è stato citato come un successo importantissimo.
 
Un altro obiettivo importante era di rendere l’ebreo medio consapevole del comportamento assai problematico di molti suoi leader comunitari. Qualche volta  la pubblicazione riceveva lettere di complimenti da autoproclamati « orgogliosi  ebrei statunitensi » che si felicitavano con la rivista e talvolta inviavano uno chèque per acquistare abbonamenti per altri membri della loro comunità, questi episodi erano oggetto di lunghi articoli.
 
E anche se i particolari di queste storie individuali differivano notevolmente da quelle di oggi, il modello di comportamento criticato sembra assai simile. Cambiamo qualche circostanza, riportiamo il contesto ad un secolo dopo, e molte storie appariranno esattamente le stesse di cui gli uomini di buona volontà preoccupati del futuro del nostro paese discutono tranquillamente oggigiorno. La cosa più interessante è che vi erano anche alcuni articoli sulle difficili relazioni tra i primi coloni sionisti in Palestina e i Palestinesi autoctoni, e forti accuse ai media che, sotto pressione ebraica, avevano spesso riportato infedelmente o nascosto le violazioni subite dai Palestinesi.
 
 
Com’era prevedibile, le organizzazioni ebraiche furono ferocemente ostili al progetto mediatico di Ford e lanciarono una feroce campagna di lobbying per costringerlo ad abbandonarlo, ricorrendo a boicottaggi dei consumatori, diffamazioni diffuse e azioni legali dannose. Nel frattempo, pochi statunitensi illustri, se non nessuno, solidarizzarono pubblicamente con l’iniziativa di Ford, quindi diversi anni di implacabili attacchi ebraici alla fine si rivelarono efficaci. Nel 1924, Ford pose termine alla sua serie di articoli sulle attività ebraiche e, alla fine, chiuse il suo giornale nel 1927, inviando anche una lettera pubblica di scuse al presidente dell’ADL, ritrattando le sue opinioni “antisemite”. Proprio come l'odierno Elon Musk, il più grande industriale statunitense dell'inizio del XX secolo fece il suo doloroso viaggio a Canossa. Sebbene in termini ostili a Ford, i fatti fondamentali di questa storia e la capitolazione di Ford sono raccontati in una lunga sezione dell’articolo che lo riguarda su Wikipedia.
 
 
All’inizio degli anni ’30, il cristianesimo era stato la religione dominante in Occidente per quasi duemila anni e sembrava così fortemente radicato nella società statunitense da essere inattaccabile. Pertanto, il romanzo futuristico di Huxley che suggeriva che sarebbe stato sostituito dalla religione secolare del fordismo dovette sicuramente sembrare, all’epoca, una prospettiva assurda, forse addirittura una satira deliberata. Ma nel corso delle ultime tre generazioni, in effetti, si è verificata una sostituzione religiosa in qualche modo simile, anche se la dottrina elevata al rango di culto avrebbe sicuramente scioccato e sgomento sia Huxley che Ford.
 
Sotto l’inesorabile pressione ideologica di una Hollywood fortemente ebraica e dei nostri principali organi mediatici, il cristianesimo tradizionale dell’Occidente è stato costantemente smantellato e messo da parte, spesso sostituito dalla quasi-religione dell’Olocaustianità, che presenta una serie completamente diversa di martiri, sacri testi e luoghi sacri. Il santuario centrale dell’Olocaustianità è Auschwitz, un ex campo di concentramento nazista, quindi Musk ha dimostrato la sua totale sottomissione a questa dottrina spirituale imperante e ai suoi principi intraprendendo un pellegrinaggio in quel luogo sacro.
 
Nel 2018, ho discusso di questo notevole cambiamento nelle credenze del mondo occidentale, sottolineando che anche i massimi leader spirituali di altre religioni globali apparentemente riconoscono l’Olocaustianità come la loro superfede, molto più importante nei suoi elementi costitutivi della loro.
 
 
 
Secondo Finkelstein, Hollywood ha prodotto circa 180 film sull’Olocausto solo nel periodo 1989-2004. Anche l’elenco molto parziale dei film sull'Olocausto pubblicato da Wikipedia è cresciuto enormemente, ma fortunatamente il Movie Database ha selezionato il catalogo fornendo un elenco dei 50 film sull'Olocausto più commoventi.
 
 
Solo un 2% di Statunitensi è di origine ebraica, mentre forse un 95% ha radici cristiane, ma la lista di film sui cristiani fornita da Wikipedia sembra piuttosto misera al confronto. Pochissimi di questi film hanno avuto ampia diffusione, e la selezione si estende fino a comprendere Il Mondo di Narnia, che non contiene alcuna menzione del cristianesimo. Una delle rare eccezioni su questa lista è La Passione di Cristo di Mel Gibson del 2004, che fu costretto a finanziarsi da solo. E, nonostante l’enorme successo finanziario del film, uno dei più importanti di tutti i tempi, esso ha fatto di Gibson un paria assai criticato in una industria sulla quale aveva prima regnato come una grande star, soprattutto dopo che è circolata la notizia che suo padre era un negazionista dell’Olocausto.
 
Per molti versi, Hollywood e i media di intrattenimento in generale forniscono oggi la base spirituale unificatrice della nostra società profondamente laica, e la schiacciante predominanza dei film sull’Olocausto su quelli che hanno per tema il cristianesimo ha implicazioni evidenti. Nel frattempo, nel nostro mondo globalizzato, il sistema intrattenimento/media statunitense domina totalmente l’Europa e il resto dell’Occidente, di modo che le idee qui prodotte condizionano la mente di centinaia di migliaia di altre persone, che se ne rendano conto o meno.
 
Nel 2009, papa Benedetto XVI ha cercato di chiudere la disputa nata col concilio Vaticano II nella chiesa cattolica e riconciliarsi con la setta secessionista che si ispirava a san Pio X. Ma la cosa è finita in controversia mediatica quando si è scoperto che il vescovo Richard Williamson, uno dei principali esponenti di questa setta, era da tempo un negazionista dell’Olocausto e pensava anche che gli ebrei dovessero convertirsi al cristianesimo. Per quanto le altre numerose diversità dottrinarie fossero negoziabili, il rifiuto di accettare la realtà dell’Olocausto non lo era, e Williamson è rimasto fuori dalla Chiesa cattolica. Poco dopo è stato anche incriminato per eresia dal governo tedesco.
 
 
Proprio come i Papi del Medioevo impiegarono il sacro potere di Cristo e del Cristianesimo per umiliare anche i più potenti dei monarchi terreni e costringerli a sottomettersi, ebrei e sionisti oggi usano il potere dell’Olocausto e dell’Olocaustianità più o meno allo stesso modo, e perfino le figure occidentali più potenti, come Elon Musk, sono impotenti di fronte ad esso.
 
Per generazioni, Hollywood e i media hanno costantemente rosicchiato la legittimità del cristianesimo tradizionale, mentre gli studiosi accademici ne hanno nitidamente messo in discussione la verità enfatizzando i dubbi storici. Di conseguenza, né Musk né nessun altro eminente occidentale oggi trema davanti ai simboli cristiani né si inchina davanti ai rappresentanti unti di quella fede. Ma invece è l’Olocausto a essere rimasto inviolato, e le più dure sanzioni sociali ed economiche vengono inflitte a coloro che ne mettono in dubbio gli elementi costitutivi o ne contestano la veridicità. In gran parte dell’Occidente, qualsiasi sfida di questo tipo è soggetta a severe sanzioni legali, comprese lunghe pene detentive, l’equivalente attuale delle leggi sulla blasfemia, un tempo comuni. E quella travolgente dottrina trascendente è quindi diventata abbastanza potente da intimorire Elon Musk o qualsiasi altro personaggio pubblico. Questa situazione ha importanti conseguenze nel mondo reale.
 
 
 
 
Chi deplora il genocidio a Gaza deve riconoscere che l’Olocausto ebraico della Seconda Guerra Mondiale rappresenta la giustificazione centrale per l’esistenza dello Stato ebraico e anche la scusa universale per tutti i suoi crimini, compresi quelli attualmente commessi. Gaza e l’Olocausto sono così strettamente collegati da costituire due facce della stessa medaglia.
 
 
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